MATO DE GUERA
di GIAN DOMENICO MAZZOCATO
interpretato da GIGI MARDEGAN
regia di ROBERTO CUPPONE
scene di STEFANO MERLO
costumi di ANTONIA MUNARETTI
scelte musicali di REMIGIO BIRAL
Mato de Guera è un testo sulla prima guerra mondiale. La cosiddetta Grande Guerra serve come spunto per una analisi della guerra tout court e sulla sua inutilità.
Ambientato a Treviso (per la precisione in una stanzetta del manicomio di Sant’Artemio) alla metà degli anni Trenta, discende con evidenza dalla grande tradizione letteraria veneta e in particolare dai parlamenti di Bilora e Ruzante. Ma vi si avverte anche, ad esempio, la lezione di Teofilo Folengo/Merlin Cocai che guarda con disperazione non rassegnata al mondo degli umili e degli sfruttati.
Il fante Ugo Vardanega, originario di Possagno, è approdato da tempo nel centro storico di Treviso dove, a due passi dal portico dei Buranelli, vende la sua povera mercanzia su una scalcinata bancarella. È uscito dal primo conflitto mondiale con la mente sconvolta dall’orrore del conflitto (ma anche, come si dirà, con un peso terribile e inconfessabile sull’anima) e la sua vita di reduce folle/saggio si divide tra la sua miserabile attività commerciale e i ricoveri forzati al Sant’Artemio, quando la sua follia riaffiora in maniera incontrollabile..
Anni Trenta: verso la metà di quel decennio che corre verso il secondo conflitto mondiale, dal suo piccolo osservatorio popolare Ugo si rende conto che sulla pelle di tutti i suoi compagni morti sul Grappa e sul Piave si sta consumando l’ultima, ignobile speculazione. Sono questi infatti gli anni in cui si costruiscono i grandi ossari.
Già, non alla fine della guerra 15-18, ma venti anni dopo. Dunque non per pietà e riconoscenza verso tanti ragazzi morti, ma per sostenere la retorica della nuova guerra che si sta preparando. Ugo vede passare i camion carichi dei contenitori pieni di ossa e le pietre destinate a costruire gli ossari: non regge e scoppia.
Riaffiora in lui terribile la memoria della guerra. Combattuta su due fronti, come dice ad un certo momento: perchè c’era da guardarsi dal nemico, ma anche dalla stupida intransigenza di uno stuolo di ufficiali italiani boriosi e impreparati. In questo contesto il tempio del Canova di Possagno diventa, nel ricordo del reduce, metafora e simbolo. Lì passava il fronte e nella distruzione della bellezza, della cultura, del patrimonio religioso travolto dalle bombe e dai proiettili di cannone è l’immagine di un tracollo epocale. Con tutte le sue miserie umane.
Il secondo fronte: spesso gli ufficiali italiani per ottenere disciplina angariavano i propri soldati ogni oltre limite. Ugo, in un momento di acuta pazzia, si lascia sfuggire che lui e un suo amico (del cui suicidio ha appena avuto notizia: altra vittima del peso insostenibile della memoria) uno di quegli ufficiali lo hanno ucciso prima che si lanciasse all’attacco fuori della trincea.
Mato de Guera getta uno sguardo anche sui profughi che si disperdono in mille rivoli in quel continente sconosciuto che è l’Italia: nemmeno sanno quanto sia lunga e scoprono alla fine (i profughi di Possagno approdano in Sicilia)che è “lunga una settimana di treno”. E sui prigionieri che non tornano.
Alla fine Ugo Vardanega si fa consapevole di essere affetto da una malattia incurabile: la memoria. E allora decide di ricordare tutto, senza infingimenti, senza fughe nella follia, in una lucida disperazione che sarà il suo fardello per tutta l’esistenza.
LUIGI LUNARI drammaturgo, critico, scrittore
12 marzo 2002
“Uno spettacolo esemplare per l’equilibrio delle sue componenti, l’impegno contenutistico e in lato senso “politico”, la teatralità che con un solo attore “riempie” perfettamente il palcoscenico, la qualità e l’efficacia della ricerca linguistica, la capacità di comunicazione che tiene avvinto il pubblico dal principio alla fine in un vero e proprio “crescendo”. E ancora, sotto un altro profilo, la qualità della materia fornita dalla pagina di G. D. Mazzocato, il cospicuo lavoro registico e prima ancora drammaturgico di Roberto Cuppone e infine la presenza scenica di Luigi Mardegan che qui rivela una bravura e un impegno portati ad una maturità piena e convincente. … “
FERRUCCIO MAZZARIOL editore, scrittore
15 marzo 2002
“… la lingua è formidabile: un veneto ruspio ed essenziale, scabro e potente, con certe assonanze splendidamente antiche e desuete. Un recupero quindi del veneto che è poderoso e insieme raffinato. Il discorso poi è vivo, connaturato alla vita, immerso nella carne e nel sangue di un’esistenza-simbolo. Poi l’incredibile, possente, magnifica interpretazione di Mardegan…”
IL PICCOLO
I. Ba., 15 dicembre 2002
“… Nel delirio lucido di un soldato rivivono brandelli di storia (che poi non è mai quella scritta nei testi ufficiali) e soprattutto si sente il dramma di una terra, come il Veneto, dilaniata e profanata. Fra i suoi commilitoni c’è chi non ha resistito al trauma del ritorno e alla perdita della propria identità. Per tutti questi che non ci sono più il “matto” è colui che vuole ricordare proprio perché non ha accettato di tacere. “
IL GIORNALE DI VICENZA
A. Stefani, 5 marzo 2003
“ … Raramente capita di assistere ad una sintonia così piena tra narrato e narrazione, a un episodio in cui la parola – e quella parola non può che avere la forza icastica del dialetto – scatena un impatto tanto rabbioso e straziante quanto la disperata fisicità di chi la esprime e la cruda ambientazione dello sfondo…. Attentamente calibrato nei ritmi, nelle impennate , nei desolati abbandoni, proprio l’insieme dell’allestimento prende dunque alla gola, sfuma talvolta la tensione in qualche sprazzo d’amara ironia, squaterna la sua lezione di storia vista dal di dentro, rimanda volutamente ad altre pagine di letteratura sulla Grande Guerra, Lussu naturalmente, ma anche Giulio Cisco, persino il Meneghello di certe lapidi… Consenso unanime, applausi commossi dalla platea al termine di una autentica prova d’attore per il protagonista…”
IL GAZZETTINO
G. A. Cibotto, 10 giugno2003
“… la parabola delle sue lamentazioni che hanno scheggiato il suo cervello sempre alle prese con la memoria delle atrocità che tuttavia ad intermittenze fanno scattare momenti di sarcastica ironia, hanno trovato in Mardegan, diretto dal regista Roberto Cuppone, un protagonista di grande abilità che ha strappato al pubblico caldi applausi. A conferma che il teatro può servire a non dimenticare che il vero eroismo non è mai stato, né allora né oggi, quello che consegna la vittoria ad una delle parti in lotta, ma all’”uomo” e basta…”
LA TRIBUNA
a.v., 18 novembre 2003
“La bella mostra fotografica “Il trevigiano nella Grande Guerra”, “Mato de guera” in palcoscenico e l’eco dei tragici avvenimenti provenienti da Nassirija hanno creato sabato scorso un’atmosfera di grande tensione drammatica in sala durante il racconto del fante Ugo Vardanega. Nessun intervento da parte del pubblico nell’ora e mezza di spettacolo ma un unico, grande applauso finale, quasi una liberazione, che ha tenuto l’attore di Paese, visibilmente emozionato, per cinque minuti alle luci della ribalta.”
HO VISTO “MATO DE GUERA”, CAPOLAVORO DI PASSIONE.
Gian Pietro Barbieri, La Tribuna, 8 febbraio 2004 – L’AUTORE
“L’opera teatrale scritta da Gian Domenico Mazzocato e “incarnata” con una passione quasi feroce dal bravissimo Mardegan, riesce a perforare la crosta di oblio che ricopre il dramma della Guerra…
La tensione è altissima fin dall’inizio e si mantiene tale autoalimentandosi per tutta la durata dello spettacolo… Eccoci calati nel cervello disordinato eppure lucidissimo di un uomo semplice, umiliato, abbrutito e per sempre sconvolto dalla Guerra; eccoci nelle trincee.. ecco i bagliori della bocche di fuoco riflettersi nelle sue allucinazioni, nei suoi flash back, la sua famiglia… Ecco che di “matto” c’è il mondo e ci sono gli uomini, c’è quel tempo, quegli anni, c’è tutto ma sicuramente
non lui, Ugo, che dal manicomio in cui è rinchiuso ricorda, racconta, affinchè non vada perduto il suo punto di vista: quello dell’uomo rimasto tale… Un grido di pace che sorvola ogni retorica…”
GIAN DOMENICO MAZZOCATO
Treviso, 1946 – IL REGISTA
è uno dei più affermati narratori dell’ultima generazione veneta: Il delitto della contessa Onigo (premio Gambrinus Mazzotti 1998), Il bosco veneziano, Gli ospiti notturni, Il caso Pavan (finalista Premio Chianti 2005), Veneto Oscuro/Banditi del Montello. Per il teatro ha scritto tra l’altro Mato de guera, oggi la piece più rappresentata di uno scrittore veneto. È traduttore della grande storiografia latina (Tacito e Livio, Edizioni Newton Compton) oltre che della poesia di Venanzio Fortunato.
ROBERTO CUPPONE
Treviso, 1946 – IL REGISTA
è regista, autore e attore di teatro. Ha partecipato e diretto spettacoli con Losey, Nanni, Scaparro, Marcucci, De Bosio, Costa, Boso, Soleri, Merisi, Micol, Maag, Foà, Degli Espositi. È autore di 25 commedie, ha insegnato a Parigi, Budapest, Londra, Marilia. Insegna storia dei generi teatrali all’Università di Venezia e La Spezia. Ha pubblicato diversi libri tra cui Teatri, Città, Il mito della commedia dell’arte nell’Ottocento.
GIGI MARDEGAN
Autodidatta agli esordi, segue successivamente corsi e seminari specialistici in varie località italiane fra i quali – particolarmente significativo per la sua formazione – quello alla Libera Università Europea a Perugia. Fonda nel 1978 l’Associazione Culturale Il Satiro Teatro alla quale rimane sempre legato. Presidente Regionale della FITA Veneto negli anni 80/90, dal 1985 promuove l’attività della manifestazione Teatro in Villa in collaborazione con la Provincia di Treviso. Attento studioso della storia veneta e della sua drammaturgia, scrive testi teatrali con particolare inclinazione per il teatro-cabaret. Per la sua attività ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti a livello nazionale.
10° FESTIVAL NAZIONALE “MASCHERA D’ORO” Vicenza, marzo 2003
*MIGLIOR ATTORE: Luigi Mardegan
“ Impegnato, da protagonista unico, in un testo particolarmente vario e difficile, grazie alla sua versatilità verbale e gestuale, è riuscito a fornire una interpretazione profondamente partecipe e vivamente coinvolgente, evidenziando, attraverso le contraddizioni del personaggio Ugo, interessanti riferimenti alla realtà attuale”.
PREMIO NAZIONALE “G.TOTOLA” Verona, 15 maggio 2004
* PREMIO AL MIGLIOR SPETTACOLO
“Mato de guera”
“ Spettacolo di forte impatto emozionale e visivo, MATO DE GUERA si basa su una scrittura drammaturgica che riesce a imporre, parola dopo parola, la propria ineludibile necessità. Testo e messa in scena, in questo spettacolo ricco altresì dei segni della contemporaneità, riescono a trasformare un presunto caso clinico in un raffinatissimo e coraggioso atto di accusa contro tutte le guerre e contro quelle strutture coercitive che invece di medicare e guarire condannano sempre più l’individuo all’isolamento e alla follia. Gli elementi della scena, precisi, essenziali, moltiplicano lo spazio nei tanti luoghi della memoria, del rimosso, della disperazione e della nostalgia di una vita perduta nell’orrore”.
* PREMIO AL MIGLIOR ATTORE
Gigi Mardegan per “Mato de guera”:
“Con tenerezza esausta e alto, straziato grido di rabbia e impotenza, Luigi Mardegan restituisce in scena, con poderosa invenzione d’attore, la vita lacerata di un uomo, vittima di quella follia collettiva chiamata guerra. La sua terribile esistenza, sempre in trincea, è quella di un paria della ragione (per usare un’espressione di Sarah Kane), di un “ultimo” della società contro cui si rovesciano e accaniscono senza pietà le storture di un sistema che, sulla pelle di un individuo, vuole prima di tutto garantire se stesso. Bravissimo nel racconto dei misfatti subiti così come nella dolce intimità sognata, Luigi Mardeagn, con materiali di scena contenziosi, orripilanti, crea immagini di potente efficacia e dà allo spettacolo quel ritmo perfetto in cui non trova spazio nessuna consolazione”.
TROFEO CARLO GOLDONI Teatro La Perla – Venezia, 30 marzo 2003
* MIGLIOR SPETTACOLO DELLA STAGIONE
FESTIVAL NAZIONALE “GOLDONI & DINTORNI”
Teatro Comunale C.Goldoni di BAGNOLI DI SOPRA (PD) febbraio-marzo 2007.
PREMIO ALLO SPETTACOLO CON IL MIGLIOR GRADIMENTO DEL PUBBLICO a “MATO DE GUERA” di G.D.Mazzocato. Motivazione: “Interpretazione di estrema drammaticità di una storia vera ancora più vicina a noi per l’uso della lingua veneta. Uno spaccato di storia che ha coinvolto il pubblico rendendolo partecipe in un silenzio montante sfociato in un interminabile applauso finale”.
PREMIO AL MIGLIOR ATTORE a GIGI MARDEGAN per l’interpretazione di Ugo nel “MATO DE GUERA” di G.D.Mazzocato. Motivazione:
“Straordinaria, magistrale performance dell’attore trevigiano che per 90 minuti ha letteralmente ipnotizzato il pubblico in una appassionante e commovente girandola di suggestioni ed emozion
ESTIVAL REGIONALE “GRAPPOLO D’ORO” svoltosi al Teatro Berico di BARBARANO VICENTINO (VI) nei mesi di gennaio-febbraio-marzo 2007.
VINCITORE DEL FESTIVAL: “A REPUBLICA DEI MATI ” di Roberto Cuppone della Compagnia IL SATIRO TEATRO di Paese nella interpretazione di Luigi Mardegan. Premio assegnato da una giuria popolare e da una giuria di critici teatrali che ha assegnato la vittoria con il punteggio-record di 10/10. Motivazione: “Mardegan (interprete unico) e Cuppone (autore del testo e regista) si sono inventati un “teatro della memoria” che distrugge le consuete regole, destabilizza il nostro tranquillo modo di essere lasciandoci alla fine qualcosa che ci rende più ricchi. Dieci e lode ad uno spettacolo che sa sconvolgere, che parte dal basso per raccontare una storia che avevamo sempre sentito recitare solo dall’alto”.
AL FESTIVAL NAZIONALE “P.Dego” svoltosi al Teatro Comunale Pierobon di PONTE NELLE ALPI aprile-maggio 200
PREMIO ALLO SPETTACOLO CON IL MIGLIOR GRADIMENTO DEL PUBBLICO a “MATO DE GUERA” di G.D.Mazzocato. Votazione media ottenuta: 9,90.
PREMIO AL MIGLIOR ATTORE a GIGI MARDEGAN per l’interpretazione di Ugo nel “MATO DE GUERA” di G.D.Mazzocato. Motivazione:
“Per la straordinaria presenza scenica, la partecipazione fisica ed emotiva, l’intensità della sua interpretazione del personaggio di Ugo Vardanega”.
Brochure Mato de Guera
Articolo per IL GRASPO
Editore Mazzariol
Una sofferta lezione di storia – Giornale di Vicenza
Monologo sulla guerra mondiale – Il Piccolo
Articolo Luigi Lunari
Articolo del Mato de Guerra – Teatro Treviso
Articolo del Mato de Guerra
La Grande attualità di “Mato de Guerra” – La Tribuna